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In occasione della conclusione della mostra La contemporaneità del classico. Dialogo sui modelli tra Museo Lia e Wolfsoniana ospitata al Museo A. Lia che ha riscosso un grande successo di pubblico, domenica 7 maggio alle ore 11 la cittadinanza è invitata a partecipare alla visita guidata della mostra con aperitivo a seguire nel giardino del museo.

Il finissage è l’ultima occasione da non perdere per visitare la selezione di opere della Wolfsoniana di Genova che propone nelle sale del Lia un dialogo fra le due collezioni, le più eterogenee e ricche della Liguria, focalizzato sulle molteplici trasformazioni e riprese, nel corso dei secoli, di comuni modelli stilistici e iconografici.

Punto di partenza del percorso espositivo è il Ritratto di Matteo Marangoni, dipinto nel 1919 dal pittore toscano Baccio Maria Bacci. Tale opera non solo raffigura uno tra i principali storici dell’arte italiani del Novecento, celebre per i suoi studi sull’arte barocca e per le importanti scoperte (tra cui il Bacco di Caravaggio), realizzate nel corso della sua opera di tutela del patrimonio artistico italiano, ma documenta anche la determinante influenza estetica esercitata dal critico d’arte sugli sviluppi espressivi di Bacci che proprio in quest’epoca, abbandonate le sperimentazioni linguistiche del futurismo, si accingeva ad aderire alle istanze classiche della cultura novecentista. 

La mostra si struttura in quattro sezioni tematiche e di genere – Pittura; Scultura; Architettura e progetti di interni e Arti decorative – che coerentemente documentano le peculiarità tematiche e i principali caratteri espressivi della Wolfsoniana e contribuiscono pure a declinare, in ambiti di ricerca differenti, l’ininterrotta rielaborazione dei modelli classici sviluppatasi nell’ambito delle arti figurative e decorative a cavallo tra Otto e Novecento.

Questa attitudine – presente, nonostante i differenti approcci estetici, sia nella pittura storicista della seconda metà dell’Ottocento, sia nella cultura figurativa novecentista – si può ugualmente ravvisare nelle ricerche plastiche della stessa epoca e appare evidente anche nella progettazione e decorazione architettonica e nelle diverse tendenze stilistiche che si alternarono, a cavallo tra i due secoli, nel contesto delle arti decorative.

La mostra, oltre che nelle sale adibite per le esposizioni temporanee, si articola lungo il percorso del museo proponendo, come nel caso dei rimandi neomichelangioleschi del cartone di Adolfo De Carolis o nel richiamo a Tintoretto presente nello studio per affresco di Mimì Quilici Buzzacchi –diretti confronti con le preziose opere della Collezione Lia, selezionate con il contributo di Andrea Marmori, direttore del Museo. 

Attraverso citazioni e rimandi ai modelli del passato, l’esposizione propone dunque un’intensa e variegata riflessione sull’inclinazione, diffusa tra Otto e Novecento, a rievocare, con vocabolario artistico moderno, soluzioni formali e temi figurativi attinti dalla cultura classica; ma contribuisce anche a sviluppare un coerente dialogo espressivo tra le raccolte della Wolfsoniana e del Museo Amedeo Lia, generosamente donate dai due collezionisti alle città di Genova e della Spezia per una loro definitiva fruizione pubblica. 

Questa selezione delle opere della Wolfsoniana, principalmente focalizzata sulle ricerche italiane, ma integrata anche da alcune significative testimonianze internazionali, propone infatti – in un suggestivo dialogo con le opere permanentemente esposte al museo – una panoramica sintetica, ma esaustiva sulla multidisciplinarietà dell’eclettica Collezione Wolfson: una caratteristica che, pur con diverse motivazioni e differenti motivi di ispirazione, si può pure riscontrare nelle ricche  raccolte d’arte di Amedeo Lia.

La mostra si avvale inoltre del contributo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e della provincia della Spezia.

La Wolfsoniana

Situata nei parchi di Nervi, all’interno del polo museale comprendente la Galleria d’Arte Moderna, le Raccolte Frugone e il Museo Luxoro, la Wolfsoniana ospita la cospicua collezione di Mitchell (Micky) Wolfson Jr. che, lasciata la carriera diplomatica a Washington, Torino e Genova, ha raccolto con l’obbiettivo di sostenere la conservazione, lo studio e la valorizzazione delle arti decorative e di propaganda del periodo 1885-1945, una sorprendente quantità di materiali artistici. Grazie alla vasta tipologia delle opere conservate (dipinti, sculture, mobili e arredi, vetri e ceramiche, ferri battuti e argenti, tessuti e tappeti, disegni e progetti d’architettura, manifesti, bozzetti, stampe e grafica, medaglie, giocattoli, libri e riviste), la Collezione Wolfson documenta non solo le valenze estetiche degli oggetti d’arte, ma anche i più profondi significati storici e sociali dell’epoca.

Pendant italiano della Wolfsoniana, istituzione museale con sede nell’Art Déco District di Miami Beach, la Wolfsoniana ha sede a Genova con il suo Centro Studi presso Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, ente che da diversi anni ne amministra le attività espositive e di ricerca.

L’evento inizierà alle 11 e i biglietti saranno in vendita a 10 euro. Saranno inclusi nel prezzo: l’entrata al museo, la visita guidata e l’aperitivo nel giardino (o all’interno in caso di pioggia).

Si consiglia la prenotazione al numero 0187.727220 o tramite mail all’indirizzo museolia.reception@comune.sp.it

I PROTAGONISTI DEL PREMIO EXODUS 2023

Milena Santerini  è ordinaria di Pedagogia generale presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove è Direttrice del Centro di Ricerca sulle Relazioni interculturali e del Master “Competenze interculturali ”. E’ Vice Presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano e membro del Consiglio di amministrazione del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.

Dal 2013 al 2018 è deputata alla Camera (Scelta civica e poi Democrazia solidale), dove promuove la Commissione “Jo Cox” sull'intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio e la legge che istituisce il 6 marzo come Giornata dei Giusti dell’umanità.

Il 15 gennaio 2020 viene nominata Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, incarico poi confermato dal Presidente Mario Draghi fino al 2022.

Milena Santerini è stata inoltre General Rapporteur on combating racism and intolerance del Consiglio d’Europa. Tra i suoi libri La mente ostile. Forme dell’odio contemporaneo (Cortina), Il nemico innocente (Guerini) e Antisemitismo senza memoria. Insegnare la Shoah nelle società multiculturali (Carocci).  

Il 7 marzo 2019 le è stata conferita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella l'onorificenza di Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Maria Luisa Eguez è laureata in Lettere all'Università degli Studi di Pisa e ha insegnato dal 1984 al 2017 presso l'Istituto Comprensivo di Lerici. Opera in campo letterario e nel volontariato cattolico; per quest’ultimo, dal 2001 al 2006 ha ricoperto la carica di presidente provinciale del Centro Italiano Femminile. Dal 2002 al 2007 è stata presidente del “Centro Laura Cozzani o.n.l.u.s.”, dal 2004 al 2021 è stata vicepresidente dell’associazione “Gruppo Samuel” della Spezia e dal 2022 ne è la presidente. Il Gruppo Samuel ha come scopi lo studio delle Sacre Scritture e l’amicizia ebraico-cristiana. Dal 2008 Eguez è caporedattrice del mensile cartaceo e on-line “Lerici In”. Dal 2019 ha iniziato una collaborazione con la rivista “Cronache e Opinioni”, organo del Centro Italiano Femminile (Roma), e con il quotidiano on line “La voce di New York”.

Ha pubblicato recensioni per periodici e riviste letterarie (Adige-Panorama, Silarus, Il Golfo, Il Golfo dei Poeti), occupandosi tra l'altro di Mario Tobino, Vladimir Bukovskij, Ignazio Silone, Gabriel García Márquez, Totò. Ha collaborato al saggio di Carla Sanguineti, Mary Shelley, dialogo d'amore, ed. Giacché, La Spezia, 1997.

Nel 1980 ha fondato il premio letterario "Lerici Golfo dei Poeti" nell'ambito del quale ha curato convegni internazionali dedicati a D.H. Lawrence (1981), George Byron (1984), Percy Shelley (1986, 1992), Mary Shelley (1988), Giorgio Caproni (1990), Ceccardo Roccatagliata Ceccardi (1994), Virginia Woolf (1995), Eugenio Montale (1996), e gli omaggi ai presidenti scomparsi Attilio Bertolucci (2000) e Mario Soldati (2001), cui hanno partecipato docenti universitari, critici, scrittori e poeti di fama internazionale.

Il 30 settembre 2022 presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale (Milano; Istituto Superiore di Scienze Religiose Ligure, sede di Genova) Ombretta Mura ha discusso una tesi intitolata “Le radici ebraiche del cristianesimo negli scritti di Maria Luisa Eguez” (relatore Egidio Banti, correlatore don Gabriele Maria Corini).

Marina Piperno, produttrice, esordisce con il documentario "16 ottobre 1943"(1961) sulla razzia del ghetto di Roma, dal testo di Giacomo De Benedetti e la regia di Ansano Giannarelli, quando sullo sterminio ebraico era scesa l'ombra della rimozione. Il 'corto' è di forte impatto e ottiene un grande successo. Nel 1962 fonda la REIAC Film con Giannarelli e Piero Nelli, diventandone amministratore unico. Prima donna italiana a misurarsi con una professione totalmente maschile, dopo i Nastri d'Argento per il mediometraggio "Diario di bordo"(1967) e per il complesso della sua attività documentaristica (1968), inizia a produrre fiction, sia per il grande schermo che per la Rai. Maturano intanto i rapporti con la Rai della quale la REIAC Film diventa, tra i primi e per molti anni, un partner progettuale ed esecutivo. Dall'intensa collaborazione con la Rai nacquero cicli, inchieste, documentari (sociologici e scientifici), telefilm sperimentali, fiction. Nel dicembre del 1982 fonda la MP srl con la quale produce i film di Luigi Faccini. Nel 1999 ha pubblicato per le Edizioni Cinque Terre una raccolta di poesie dal titolo "Sono una ragazza che si arrangia". Nel 2002 il Club degli amici del cinema (Genova) ha dedicato una retrospettiva alla sua produzione cinematografica, dopo il corso che Giampaolo Bernagozzi e il DAMS dedicarono, nel 1978, all'esperienza produttiva della REIAC Film. È membro del Comitato Scientifico dell'associazione culturale E.L.M. Europa Liguria Mediterraneo, fondata dalla parlamentare europea Marta Vincenzi, divenuta in seguito anche Sindaco di Genova. È stata docente del Master in Management per lo Spettacolo presso l'Accademia d'arti e mestieri dello Spettacolo, Teatro della Scala. Ricopre inoltre la carica di Presidente dell'associazione culturale Ippogrifo Liguria.Nel 2011, il Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici gli assegna il 'Nastro Speciale alla Carriera'.

Filmografia (selezione)

Sierra Maestra, regia di Ansano Giannarelli (1969)

Non ho tempo, regia di Ansano Giannarelli (1973)

Nella città perduta di Sarzana, regia di Luigi M. Faccini (1980)

Inganni, regia di Luigi M. Faccini (1985)

Aquero, regia di Elisabetta Valgiusti (1994)

Onorificenze

Nastro d’argento speciale alla carriera, 2011

Luigi M. Faccini è nato a Lerici, 18 novembre 1939, è un regista italiano. Laureato in economia e commercio, si accosta al cinema come critico, scrivendo per Filmcritica e Nuovi Argomenti. Nel 1966 fonda (con Aprà, Ponzi, Anchisi, Albano, Martelli, Rispoli e Roncoroni) Cinema&Film una rivista che introduce la semiologia e lo strutturalismo nello studio del film, con la tutela amichevole di Pasolini. A distribuirla è Garzanti. Esordisce nella regia televisiva come giornalista d'assalto, nella fiction con Il libro bianco (1969), mediometraggio sul “caso Sinjavskij - Daniel, dissidenti sovietici condannati a 7 e 5 anni di carcere per aver pubblicato in occidente opinioni ritenute lesive dal regime. Il suo primo lungometraggio è Niente meno di più (1970), per gli “Sperimentali” della Rai, su di un giovane prete progressista confinato in montagna dal suo vescovo. Nel 1973 fonda una cooperativa di lavoro, la Filmcoop, che produce il suo Garofano rosso (1975), ispirato al romanzo di Elio Vittorini Il garofano rosso, con un efficace Miguel Bosé diciottenne, all'esordio come protagonista, e la rentrée di una fulgida ed ispirata Elsa Martinelli.

Del 1980 è Nella città perduta di Sarzana, sull'aggressione fascista subita dalla città nella notte del 21 luglio 1921 e sulle conseguenze politiche di quell'evento, a sfavore delle sinistre che, divise, non riusciranno a contrastare l'ascesa di Mussolini.

Video-ricercatore all'Ospedale psichiatrico di Arezzo diretto dal basagliano Agostino Pirella, si cala in un'esperienza tanto squassante quanto fondante che originerà, dodici anni dopo, il film Inganni (1985), sul poeta Dino Campana e i suoi anni di reclusione manicomiale. Il film colleziona otto premi e inviti a New York, Mosca, Buenos Aires, Barcellona, Valencia, Istanbul, Gand.

Filmografia (selezione)

1975 Il garofano rosso (115', prod. Filmcoop; distr. Italnoleggio Cin.)

1979 Nella città perduta di Sarzana (118', prod. Raidue)

1985 Inganni (99', prod. MP, distr. Off Limits); C'era una volta gente appassionata (30' x 4 p., Rai3)

1986 Ilya Prigogine (58', Cultura europea, Rai3)

1988 Donna d'ombra (91', prod. MP srl.; distr. REIAC Film)

1991 Notte di stelle (89', prod. MP srl; distr. MIKADO)

1998 Giamaica (84', prod. REIAC Film; distr. MIKADO)

2011 Rudolf Jacobs, l'uomo che nacque morendo (97', prod. Ippogrifo Liguria); Fiore pungente (58', prod. Ippogrifo Liguria)

2015 Paolino Ranieri, un maestro (75', prod. Ippogrifo Liguria)

Onorificenze

Del 1988 è il lungometraggio Donna d'ombra, ambientato nel mondo della modern dance vale ad Anna Bonaiuto, protagonista in cinema per la prima volta, la nomination al David di Donatello, al Globo d’oro della Stampa Estera e il Laceno d’oro ad Avellino. Nel 1999 il Museo del Cinema di Torino e della Casa della Cultura di Milano e nel 2000 il Tagliacozzo Film Festival, gli dedicano corpose retrospettive. Nel 2010 il Museo del Cinema di Torino gli ha dedicato, insieme alla sua produttrice Marina Piperno, una vasta retrospettiva, come nel 2014 a Roma ha fatto la Cineteca Nazionale.

Il Premio Exodus. Il Premio Exodus nasce nel 2000 con lo scopo di celebrare, sempre con uno sguardo tra memoria e riflessione sul presente, la straordinaria pagina civile di cui La Spezia è stata protagonista. Il Premio Exodus è un  riconoscimento a figure che si sono spese nel campo della solidarietà e della interculturalità e che abbiano offerto un contributo significativo nell'ottica del dialogo internazionale. Hanno ricevuto il Premio Exodus: Moni Ovadia, Elena Lowenthal, Gad Lerner, Emanuele Luzzati, Amos Luzzato, Predgrav Matvejevich, Clara Sereni, Yossi Harel (comandante della nave Exodus), Daniel Oren, Corrado Augias, Massimiliano Fuksas e David Grossman, Shirin Ebadi, Monsignor Vincenzo Paglia, Paolo Mieli. Il Premio Exodus, organizzato dal Comune della Spezia, dal 2010, vede, oltre quello della Regione Liguria, il patrocinio dell 'U.C.E.I (Unione Comunità Ebraiche Cristiane). Dall’edizione 2014, avvenuta sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, il Comune della Spezia ha deciso di collocare il Premio nella data della partenza delle navi dal porto della Spezia, l’8 maggio al fine di consolidare nel calendario civile della città. Nel 2014, il Premio Exodus, che si è arricchito della partnership della Fondazione Italia Israele per la Cultura e le Arti (Fondazione IIFCA), è stato conferito al l kibbutz Ramot Menashe, nato nel luglio 1948, a seguito dell'indipendenza di Israele. I suoi 64 fondatori, sopravvissuti all'Olocausto in Polonia, giunsero in Italia nel 1946 e l'8 maggio di quell'anno partirono dal porto della Spezia alla volta della Palestina. Nel 2015 è andato a Paolo De Benedetti, nel 2016 al Presidente Emerito Giorgio Napolitano e nel 2017 al giornalista e scrittore Maurizio Molinari. Nel 2018 il premio è stato conferito alla senatrice Liliana Segre, nel 2019 alla scrittrice Lia Levi e nel 2020/21 a Noemi Di Segni

STORIA DI EXODUS

La storia di Exodus. Dall’estate del 1945 alla primavera del 1948 oltre ventitremila ebrei riuscirono dalle acque della Spezia a lasciare clandestinamente l’Italia diretti in Palestina. La potenza mandataria della Palestina, la Gran Bretagna, aveva infatti emesso il Libro Bianco del 17 Maggio 1939 per regolamentare l’afflusso controllato in Palestina di soli 75 mila ebrei in 5 anni. Una misura che fu messa in crisi dalla drammatica situazione europea e contrastata con ogni mezzo dal Mossad Le Aliyà Bet (Istituto per l’immigrazione illegale sorto nel 1938). A partire dal Maggio 1945 una notevole corrente di ebrei cominciò ad affollare la Penisola e il Mossad Le Aliyà Bet inviò un responsabile in Italia con base a Milano, Yehura Arazi. Altri membri del Mossad furono inviati in Italia tra i soldati della brigata ebraica al seguito degli alleati. La prima nave di profughi, il Dallin (già Sirius) partì da Monopoli il 21 Agosto 1945 con soli 35 immigrati a bordo. La questione dell’immigrazione ebraica scoppiò come caso internazionale nel Maggio 1946: l’epicentro della crisi divenne il porto della Spezia dove erano in allestimento due imbarcazioni, la Fede di Savona e il motoveliero Fenice, pronte a trasbordare 1014 profughi. Quell’operazione godette dell’aiuto di tutta la città della Spezia, già stremata dalla guerra e distrutta dai bombardamenti. Proprio il sostegno della gente, resistenza dei profughi, intervento dei giornalisti di tutto il mondo e la visita a bordo di Harold Lasky, presidente dell’esecutivo del Partito Laburista britannico, costrinsero le autorità londinesi – le cui navi bloccavano l’uscita dal porto della Spezia – a togliere il blocco alle due imbarcazioni che salparono dal molo Pirelli a Pagliari alle ore 10 dell’8 Maggio 1946.L’accoglienza della comunità e la solidarietà delle autorità spezzine convinsero gli organizzatori del Mossad a puntare sulla Spezia con operazioni di maggior peso. Così nella notte tra il 7 e l’8 Maggio 1947 la nave Trade Wins/Tikya , allestita in Portogallo, imbarcò 1414 profughi a Portovenere. Nelle stesse ore era giunta nelle acque del golfo della Spezia, proveniente da Marsiglia, la nave President Warfield, un goffo e pesante battello adatto a portare turisti giù per il Potomac, da Baltimora a Norfolk in Virginia. La nave venne ristrutturata nel cantiere dell’olivo a Portovenere per la più grande impresa biblica dell’emigrazione ebraica: trasportare 4515 profughi stipati su 4 piani di cuccette dall’altra parte del mediterraneo. L’imbarcazione divenne un simbolo, prese il nome di Exodus, raggiunse le coste della Palestina, venne attaccata dagli inglesi e avviò la nascita dello stato di Israele con tutte le conseguenze che sappiamo. A narrarci le peripezie dei profughi dello sterminio ebreo ci ha pensato nel 1958 Leon Uris con il celebre romanzo Exodus, tema ripreso nel libro il comandante dell’Exodus di Yoram Kaniuk. A Exodus è dedicato anche un bellissimo film del 1960 di Otto Preminger interpretato da Paul Newman, Peter Lawford ed Eva Marie Saint.La Exodus mosse dal golfo della Spezia ai primi di Luglio del 1947, sostò a Port-de-Bouc, caricò a Séte, fu assalita e speronata dai cacciatorpedinieri britannici davanti a Kfar Vitkin.Ci furono morti a bordo, gente che era sopravvissuta ai lager e che finì i suoi giorni a due passi dalla speranza nelle acque tra Netanya e Haifa. Dopodiché gli inglesi rimandarono i profughi ad Amburgo al campo di Poppendorf, un ex lager trasformato in campo di prigionia per gli ebrei. Il nome di Exodus da allora significò il desiderio di giustizia per l’emigrazione ebraica. Ma solo con la fine del mandato britannico i profughi sarebbero potuti tornare in Palestina.La Fede, il Fenice e la Exodus si mossero tutte dal golfo della Spezia, una dicitura che non compare nelle carte geografiche israeliane. La Spezia in Israele è infatti indicata col nome di “Schàar Zion”  Porta di Sion. Nel nome di Exodus la città della Spezia porta nel Mediterraneo l’idea della pace e della convivenza Il 25 Aprile 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha conferito al Comune della Spezia la medaglia d’oro al merito civile per l’aiuto prestato dalla popolazione spezzina ai profughi ebrei scampati alla seconda guerra mondiale.

www.premioexodus.it

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Ultimo aggiornamento: 06-10-2023, 11:02